Luciana Esposito Ponticelli Napolitan Cronisti Scalzi Blog Iod edizioni Giancarlo Siani Nell'inferno della camorra di Ponticelli

Ponticelli, maglia nera d’Europa: i dati che legittimano l’ascesa della camorra di Luciana Esposito

Settantamila abitanti (dichiarati) distribuiti in nove chilometri quadrati, più di dieci rioni di edilizia popolare: una serie di dati che di per sé bastano a spiegare come e perché Ponticelli sia uno dei quartieri napoletani in cui si registra il più alto tasso di incidenza criminale.

Dati di per sé sufficienti, ma non esaustivi, perché affiancati da ben altri numeri ancor più eloquenti e significativi.

Ponticelli è il quartiere europeo che registra il più elevato numero di “Neet”, acronimo utilizzato per indicare i giovani di età compresa tra i 15 e i 23 anni che non lavorano e non studiano. Quelli che nel gergo locale vengono apostrofati con un termine ben più incisivo: “i buttati”.

“Buttati” perché trascorrono gran parte delle loro giornate afflosciati sulle sedie dei tavoli dei bar o tra le mura di un circolo ricreativo.

“Buttati” perché agli occhi degli anziani, giunti al tramonto di una vita pregna di stenti e sacrifici, appaiono dei falliti senza idee né ideali dai quali lasciarsi ispirare.

“Buttati” perché quelle vite sono letteralmente gettate in pasto alla camorra.

Il 31,40% dei giovani residenti a Ponticelli converge nella categoria dei “Neet” o “buttati”, che dir si voglia.

I dati relativi alla dispersione scolastica sono imbarazzanti, umilianti, desolanti e collocano la realtà di casa nostra al primo posto, seguita da Romania e Bulgaria.

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Ponticelli è il quartiere europeo in cui si registra la minore presenza di giovani dediti alle pratiche sportive: solo un bambino su 5 pratica uno sport regolarmente. Per il 50% dei bambini tra i 6 e i 10 anni la causa è la condizione economica della famiglia.

Già, perché Ponticelli detiene anche un altro record: un abitante su due percepisce il reddito di cittadinanza.

A Ponticelli si registra la più alta presenza di impianti sportivi in disuso o fatiscenti: questo dato, unitamente all’elevato tasso di povertà, condanna i giovani a rinunciare allo sport.

I dati relativi alle gravidanze precoci sono equiparabili a quelli registrati in America Latina, Africa e Caraibi.

A Ponticelli, le ragazze-madri under 19 rappresentano più della metà della popolazione femminile.

Il Parco Conocal di Ponticelli è il rione in cui si registra la presenza della percentuale di abitanti più giovane d’Europa. Un dato che scaturisce da una serie di circostanze ben precise: il Conocal è il fortino del clan D’Amico, i cosiddetti “fraulella” protagonisti della sanguinosa stagione di omicidi che scaturì dal pentimento dei Sarno per colmare il vuoto di potere generato dall’uscita di scena del clan che per circa trent’anni aveva dominato incontrastato l’intero hinterland napoletano e vesuviano. Nel 2016, nell’ambito dell’operazione “Delenda” furono arrestate 104 persone ritenute contigue, a vario titolo, al clan D’Amico. Un blitz che ha decapitato il clan, trasferendo in carcere le figure apicali, lasciando campo libero alle nuove leve. Non a caso, le redini dell’organizzazione sono passate nelle mani di giovanissimi, tra i quali figurano anche minorenni.

L’età media degli abitanti del Conocal oscilla intorno ai 40 anni, perché in quel rione di Ponticelli o si muore uccisi o si finisce in carcere, molto spesso assai prima di spegnere le 40 candeline. Una realtà analoga a quella che si respira in tutte le realtà ad alto tasso criminale, non solo all’ombra del Vesuvio.

Via Argine, via Virginia Woolf, via Malibran e via Curzio Malaparte: quattro discariche a cielo aperto, distribuite in nove chilometri quadrati. Giusto per citare quelle più estese.

Una bomba ecologica e sociale, frutto di colpevoli responsabilità accumulate nel corso di decenni da politica e istituzioni che hanno privato i bambini, i giovani del quartiere di un’alternativa. 

“Lo Stato è il nemico, la camorra è la cura”: perché cattiva politica ed assenza delle istituzioni hanno spianato la strada alla camorra che facilmente si destreggia tra i fatiscenti palazzoni dei plurimi rioni di edilizia popolare a caccia di giovani da reclutare, sfruttando a proprio vantaggio il disperato stato di povertà che dilaga in quei contesti.

 

Luciana Esposito Ponticelli Napolitan Cronisti Scalzi Blog Iod edizioni Giancarlo Siani Nell'inferno della camorra di Ponticelli

Decine di generazioni cresciute orfane di alternative, ideali e valori genuini, costretti ad ispirarsi ad un unico modello di riferimento: il boss del rione. Un mito, un eroe da rispettare ed emulare, perché costretti a crescere con gli occhi bendati, impossibilitati a percepire la più realistica essenza della vita, unitamente ad una ricostruzione più veritiera ed attendibile della società che li circonda.

A Ponticelli, i ragazzi vanno incontro alla morte violenta a braccia spalancate, fomentati da un nutrito senso d’esaltazione, in barba ad un amaro principio: ad una lunga vita segnata dagli stenti della povertà e della fame, quei giovani preferiscono una prematura uscita di scena, giunta al culmine di un breve, ma intenso cammino, segnato da lusso, sregolatezza e brama di potere. 

foto di Raffaele Aiardo

CRONISTI SCALZI

Cronisti scalzi è una collana di libri dedicata alla memoria del giovane giornalista napoletano, Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985.  

La collana ha l’ambizione di raccogliere le narrazioni dei giovani cronisti delle periferie e delle città, e di autorevoli voci del giornalismo d’inchiesta, impegnati a resistere allo strapotere delle mafie.

NELL'INFERNO DELLA CAMORRA DI PONTICELLI

Le pagine del libro di Luciana Esposito sono una narrazione fatta sul campo nell’inferno della camorra di Ponticelli, diventato quartiere simbolo di ogni città, rione, quartiere, piazza in cui vige la camorra. Le storie raccontate, e perfino la mimica di certi camorristi, sono identiche in ogni quartiere, come se si tramandassero attraverso una molecola specifica di Dna.

ROBERTA GATANI, CINQUANTASETTE GIORNI

In questo libro, Roberta Gatani, nipote di Paolo e Salvatore Borsellino, ripercorre ogni giorno trascorso tra il 23 maggio e il 19 luglio 1992, un tempo fittissimo di lavoro per il Giudice che, sapendo di avere le ore contate, mise in campo tutte le proprie forze per fare luce sulla strage di Capaci.

FRANCESCO DANDOLO, TRACCE

Le pagine di questo volume rappresentano una missione ambiziosa, un passaggio obbligato per evitare che la cronaca comprima – a volte rozzamente, più in generale in modo confuso – la questione “epocale” delle migrazioni del nostro tempo in una vuota ossessione.